Rapporto Mondiale Alzheimer 2024

Rapporto Mondiale Alzheimer 2024: 8 persone su 10 ritengono erroneamente che la demenza sia una normale conseguenza dell’invecchiamento

  • In occasione della XXXI Giornata Mondiale Alzheimer, Alzheimer’s Disease International e Federazione Alzheimer Italia diffondono i dati dell’indagine “Cambiamenti globali negli atteggiamenti verso la demenza”
  • A livello globale, l’80% dell’opinione pubblica pensa che la demenza sia una componente normale dell’invecchiamento piuttosto che una condizione medica, con un drastico aumento rispetto al 66% del 2019. La percentuale è del 65% tra gli operatori sanitari e assistenziali (+3% rispetto al 2019)
  • L’88% delle persone con demenza dichiara di aver subito discriminazioni, in aumento rispetto all’83% del 2019. Il 31% evita le situazioni sociali mentre il 47% dei caregiver ha smesso di accettare gli inviti di parenti e amici. 
  • Emergono anche dati positivi: il 93% del pubblico crede che sia possibile fare qualcosa per migliorare la vita delle persone con demenza.
  • Katia Pinto, presidente di Federazione Alzheimer: “C’è ancora molto da fare per combattere lo stigma, ma la strada dell’inclusione è quella giusta. Le persone con demenza hanno diritto a una vita piena e dignitosa”.
Rapporto Mondiale Alzheimer 2024

Rapporto Mondiale Alzheimer 2024

21 settembre 2024L’80% della popolazione mondiale ritiene erroneamente che la demenza sia una normale conseguenza dell’invecchiamento: era il 66% nel 2019. Tra gli operatori sanitari questa percentuale è ben del 65%, il 3% in più rispetto a cinque anni fa. Sono gli allarmanti dati che emergono dal Rapporto Mondiale Alzheimer 2024 redatto da ADI – Alzheimer’s Disease International e diffuso dal nostro Paese dalla Federazione Alzheimer Italia in occasione della XXXI Giornata Mondiale Alzheimer. Il report, intitolato “Cambiamenti globali negli atteggiamenti verso la demenza”, illustra i risultati della più vasta indagine mai condotta al mondo sulle convinzioni, i comportamenti e gli atteggiamenti nei confronti della demenza e i cambiamenti avvenuti rispetto alla prima ricerca di questo tipo, risalente al 2019.

Gli intervistati sono stati 40.000 – tra persone con demenza, caregiver, personale sanitario e assistenza e pubblico in generale – provenienti da 166 Paesi e i dati sono stati analizzati dalla London School of Economics and Political Science (LSE). Il Rapporto Mondiale Alzheimer completo è disponibile a questo link.

I risultati del sondaggio rivelano come lo stigma che circonda la demenza stia peggiorando tra l’opinione pubblica e persino tra gli operatori sanitari. Questa situazione ha ovviamente pesanti conseguenze su chi convive con questa condizione: l’88% dichiara infatti di aver sperimentato lo stigma in prima persona, con un aumento del 5% rispetto al 2019; il 31% evita le situazioni sociali e il 36% ha smesso di cercare lavoro per paura di essere discriminato. I risultati riguardanti i caregiver sono altrettanto preoccupanti, con il 47% che non accetta più gli inviti di amici e familiari e il 43% che non invita più ospiti a casa.

Il Rapporto contiene inoltre 24 saggi di esperti di tutto il mondo su questioni generali relative all’atteggiamento nei confronti della demenza, nonché casi studio riguardanti lo stigma e le iniziative per combatterlo.

In Italia sono 1.480.000 le persone con demenza, destinate a diventare 2.300.000 entro il 2050 – afferma Katia Pinto, presidente della Federazione Alzheimer – Siamo quindi estremamente preoccupati di fronte a questi dati. Lo stigma porta con sé isolamento sociale, che è un comprovato fattore di rischio per la demenza e può contribuire a peggiorarne i sintomi e la salute mentale in generale, non solo della persona che ne è colpita, ma anche dei suoi familiari.

Le opinioni scorrette sulla demenza tra gli operatori sanitari – aggiunge Paola Barbarino, amministratrice delegata di ADI – possono ritardare la diagnosi e l’accesso al trattamento, all’assistenza e al supporto adeguati. È necessario che tutte le persone appartenenti a questa categoria professionale siano pienamente consapevoli e convinti del fatto che la demenza è una condizione medica causata da un insieme di cause, tra le quali l’Alzheimer è la più diffusa. Solo così potranno offrire alle persone con demenza una vera presa in carico, che consenta loro di mantenere la miglior qualità di vita possibile il più a lungo possibile.

Dal Rapporto Mondiale emergono comunque anche dei dati positivi. La maggior parte degli intervistati si sente più sicura nello sfidare lo stigma e la discriminazione rispetto al 2019, soprattutto nei Paesi ad alto reddito (64%). Sempre più persone sono consapevoli degli effetti del proprio stile di vita sul rischio di sviluppare la patologia, con oltre il 58% del pubblico in generale che ritiene che la demenza sia causata da abitudini non sane. Più del 96% del pubblico crede nell’importanza di una diagnosi medica.

È aumentata infine la consapevolezza a livello politico-sociale: l’80% dei comuni cittadini ritiene di poter cambiare il sostegno fornito alle persone con demenza attraverso il proprio voto, e oltre il 93% ritiene che ci siano cose che si possono fare per migliorare la vita delle persone con demenza.

È giusto sottolineare anche questi aspetti incoraggianti – prosegue Pinto – Noi lo ribadiamo da sempre: la vita di una persona non finisce con la diagnosi di demenza, ed è confortante sapere che questa affermazione è sempre più condivisa. La Federazione Alzheimer ha avviato il progetto Dementia Friendly Italia per combattere lo stigma e costruire una società in cui le persone con demenza e le loro famiglie possano sentirsi sempre accolte e comprese. Continueremo su questa strada, ma serve l’impegno di tutti: governi, istituzioni, professionisti sanitari, semplici cittadini. Solo così potremo abbattere il muro di vergogna ed errate conoscenze che ancora troppo spesso impedisce alle persone con demenza di ricevere un’assistenza adeguata e completa e di vivere una vita piena e dignitosa.

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