Malattie rare e migrazione sanitaria: quando curarsi lontano da casa diventa un privilegio per pochi

Conferenza_Senato_2Una mozione in Senato, promossa dal senatore Orfeo Mazzella insieme a CasAmica, Codice Viola e UNIAMO, riaccende i riflettori su un dramma silenzioso: quello di chi è costretto a spostarsi dalla propria Regione per ricevere cure adeguate.

Mentre il diritto alla salute dovrebbe essere garantito a ogni cittadino italiano, i dati raccontano un’altra storia. Migliaia di persone, spesso affette da malattie rare o tumori complessi come il cancro al pancreas, devono affrontare lunghi viaggi, spese ingenti e stress emotivi per accedere a cure che la loro Regione non è in grado di offrire. È questo il cuore della proposta avanzata in Senato lo scorso aprile da Orfeo Mazzella, senatore del Movimento 5 Stelle, con il sostegno di tre realtà del Terzo Settore da anni in prima linea: CasAmica, Codice Viola e UNIAMO.

“È inaccettabile che in un paese come il nostro il diritto alla salute non sia garantito per tutti allo stesso modo. Dobbiamo fare di più per sostenere chi è costretto a cercare cure lontano da casa”, ha dichiarato Mazzella in conferenza stampa.

La mappa delle disuguaglianze sanitarie

Secondo l’ultimo report di Agenas, nel 2023 oltre 668.000 ricoveri sono stati effettuati in mobilità interregionale, con una spesa pubblica di 2,88 miliardi di euro. Le destinazioni principali? Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. A migrare sono soprattutto i pazienti del Sud Italia, attratti da strutture più attrezzate o costretti da un’offerta sanitaria carente nei territori d’origine.

Un’indagine condotta da EMG Different per CasAmica rivela che 1 milione di cittadini del Mezzogiorno ha dovuto curarsi in un’altra regione negli ultimi tre anni. Le cause principali? Qualità superiore dell’offerta sanitaria (51%), maggiore competenza dei medici (39%) e mancanza di cure adeguate nella propria Regione (32%).

Malattie rare e tumori: chi è più colpito dalla mobilità sanitaria

Nel caso delle malattie rare, la migrazione sanitaria riguarda il 20% dei pazienti, percentuale che sale al 29% nei minori, secondo l’ultimo rapporto di UNIAMO. Una persona su cinque è costretta a spostarsi anche più volte l’anno, con costi stimati tra i 3.000 e i 5.000 euro solo per i trasferimenti e le degenze. A questo si aggiungono stress psicologico, disagi familiari e perdita di reddito.

Il tumore al pancreas, invece, rappresenta un caso emblematico di “cancro negletto”: bassa incidenza ma altissima mortalità. Solo tre Regioni (Lombardia, Veneto, Toscana) garantiscono cure chirurgiche adeguate, mentre fino al 76% dei pazienti calabresi è costretto a spostarsi per operarsi. La diseguaglianza è palese, e la mancanza di strutture specializzate nel Sud grava direttamente sulle famiglie.

“I costi logistici sono quasi sempre a carico delle famiglie. Le Regioni che non offrono cure adeguate dovrebbero farsi carico di questi oneri e investire nella creazione di strutture specializzate”, ha sottolineato Piero Rivizzigno, presidente di Codice Viola.

CasAmica: l’accoglienza che colma i vuoti del sistema

Tra le poche realtà capaci di rispondere concretamente a questo bisogno c’è CasAmica, che offre accoglienza alle famiglie costrette a spostarsi per curarsi. Nel solo 2023, le richieste sono cresciute del 25%, per un totale di oltre 40.000 notti di ospitalità offerte in due anni. Numeri che evidenziano non solo la gravità del fenomeno, ma anche la sua crescita costante.

“Il 60% dei nostri ospiti denuncia costi insostenibili per spostamenti e alloggi. Il 58% avrebbe avuto bisogno di tariffe calmierate”, afferma Stefano Gastaldi, direttore generale di CasAmica. “Questa è un’ingiustizia che viviamo ogni giorno: la sanità non può dipendere dal codice postale”.

Una proposta concreta per il futuro

La mozione presentata in Senato il 12 febbraio 2025 da Mazzella chiede l’introduzione di misure specifiche per:

  • sostenere economicamente chi si sposta per motivi di salute;
  • garantire assistenza psicologica e sociale alle famiglie;
  • promuovere la telemedicina e forme di ospitalità a prezzi calmierati;
  • potenziare i servizi sanitari nelle Regioni meno attrezzate.

“La salute è un diritto, non un privilegio. E la politica ha il dovere di garantire pari accesso alle cure a tutti i cittadini, ovunque si trovino”, conclude Mazzella.

 

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