[toc] Instagram non è solamente una semplice piattaforma per condividere foto e video. O, almeno, non lo è più. Con i suoi 800 milioni di utenti, si tratta di una vera e propria community. Se sommiamo i suoi dati con quelli di Facebook (ormai le 2 piattaforme sono perfettamente integrate), possiamo affermare che si tratta della principale community online al mondo.
Se non avete ancora mai pensato di orientare i vostri sforzi digital per il fundraising in questa direzione, forse è arrivato il momento di cominciare a rifletterci.
Instagram continua i suoi sviluppi e pian pianino gli account aziendali sono sempre più integrati a strumenti di marketing, dalle analisi alle call to action, che potrebbero essere sfruttati dalle onp, oltre per la creazione di relazioni con nuovi pubblici, anche proprio come strumenti di raccolta fondi e viralizzazione di campagne.
Vediamo alcuni degli aspetti su cui poter ragionare in termini di branding e raccolta fondi nelle organizzazioni del terzo settore.
Link in bio
Può sembrare banale. Se, fino a ora, avete utilizzato un account Instagram personale per la vostra onp è arrivato il momento di creare un profilo istituzionale. Se non sapete come fare, a questo link ci sono le istruzioni ufficiali.
Una volta effettuato l’upgrade è arrivato il momento di inserire una breve e bella descrizione di cosa fate e già il link alla landing page delle donazioni. Avrete già così dato all’utente il riferimento per un potenziale supppoto. Questo soprattutto in account giovani e che non raggiungono i 10.000 follower. I 10mila follower infatti rappresentano un primo grande obiettivo da porsi. Raggiunto quel numero infatti Instagram offre ulteriori funzionalità come lo “Swipe up” (azione dal basso verso l’alto condotta dal dito sullo schermo dello smartphone) nelle Stories, che rimanda l’utente a link esterni al social. Utilissima funzione proprio per le call to action e inviti ad esempio a donare.
Instagram è il miglior strumento per la condivisione di contenuti visivi, ma, al tempo stesso è molto macchinoso per condivisione di link diretti verso l’esterno. Senza le funzionalità dai 10k di followers in su, non è possibile, infatti, condividere immagini cliccabili, né inserire link nelle didascalie. L’unico modo, non a pagamento, è quindi richiamare alla bio dell’organizzazione per le call to action.
Usate le Instagram stories
Le abbiamo introdotte poc’anzi. Per chi ancora non le conoscesse le sintetizziamo così: si tratta di foto e video temporanei della durata di 15 secondi, che spariranno nell’arco 24 ore.
La maggior parte degli utenti usa questa funzione per condividere momenti immediati, dove il “dietro le quinte” diventa ancora più vicino all’utente. Siamo nel campo del qui e ora. Se non avete ancora esplorato le funzionalità delle stories cominciate a farlo. Quando avrete poi raggiunto i 10k di followers potrete apprezzarne il valore.
Molte non profit italiane cominciano ad utilizzare bene questo strumento. Sono tante le ragioni per farlo come ad esempio di engagement (con l’uso della mezione @ utile ad esempio per i contest o nelle “partnership”), per promuovere eventi e rinviare a link, per promuovere campagne, ma anche per donazioni in tempo reale. Le stories dalo avete ancora fatto, utilizzate questa funzione, soprattutto per condividere quasi in diretta i momenti salienti di un evento, aggiornamenti sui risultati delle campagne o storytelling dei vostri volontari.
Scelta degli hashtag su cui investire
Raggiungere il vostro pubblico non è sufficiente. Certo, con tutta probabilità i followers della vostra organizzazione saranno i più fidelizzati e, tra di loro, ci sono donatori abituali. Tuttavia, ogni organizzazione ha bisogno di allargare la propria base, se vuole crescere.
Quindi andranno bene hastagda di riferimento da presenziare, ma è bene anche esplorarne di nuovi che potrebbero esporci a nuovi pubblici inseplorati. A cominciare da hastag comuni magari per le cause e raccolta fondi.
Potreste ad esempio partire dai più comuni #gofundme, #instagood, #donate, #foracause, #bethechange etc esplorare e poi utilizzare nei post di immagini o video. In generale però non esagerate: non superate i 10 per contenuto.
Tag e geotag
Per gli stessi motivi, non dimenticate di taggare eventuali partner di una vostra potenziale campagna. Assicuratevi, inoltre, che loro facciano lo stesso sui loro profili. Se, invece, state promuovendo un evento, ricordate di geolocalizzare ogni post con la città e la location. Il geo tag ha un effetto rafforzativo del messaggio che in quel momento si vuole mandare. E’ il rassicurare che quella cosa sta avvenendo adesso in questo posto specifico.
Collaborate con testimonial e influencer
Una campagna di raccolta fondi è più efficacie se veicolata anche da chi ha un discreto seguito social. Non è difficile trovare persone influenti disposte ad impegnarsi per una buona causa sfruttando il proprio seguito.
Tuttavia, la reale difficoltà sta nel trovare il testimonial con il target adatto alla vostra campagna. Se state raccogliendo fondi per la ricerca contro la sclerosi laterale amiotrofica, ad esempio, può rivelarsi soddisfacente chiedere la collaborazione a uno sportivo, visto la sensibilità che il mondo dello sport ha mostrato in questa direzione, negli ultimi anni. Se la vostra causa, invece, è il contrasto al bullismo, allora potete cercare tra youtuber e blogger seguiti dai più giovani.
La scelta dei testimonial giusti può fare la differenza nell’ambito della definizione del budget e nel calcolo costi/benefici, ma soprattutto per capire come raggiungere target diversi in forme comunicative differenti.
Tenete aggiornati i donatori
Condividete costantemente i risultati della vostra campagna. I donatori vogliono sapere come vengono investiti i loro soldi e vogliono sentirsi parte integrante della campagna stessa. In altri termini, dovete ridurre la distanza con loro e farli sentire al centro del progetto.
Differenziate i contenuti
Non stiamo semplicemente parlando del piano editoriale. Ma di vera e propria diversificazione tecnica tra le diverse piattaforme. Dimenticate i classici video in 16:9 del formato YouTube. Per le stories, ad esempio, dovete realizzare contenuti verticali, in quanto Instagram è una piattaforma 100% mobile e 100% verticale.
Per la condivisione di foto e video nel feed, invece, utilizzate un modello quadrato, in modo che, in un unico scroll, possa essere ben visibile il contenuto visivo e la didascalia.
Per quanto riguarda i video, consigliamo, se parlato, di inserire i sottotitoli. Spesso la fruizione è muta e ciò permetterà all’utente di accedere a tutti i contenuti.
Instagram sta diventando uno strumento che se ben utilizzato, in una strategia di digital fundraising potrebbe a mio avviso togliere tante soddisfazioni. Il rapporto con i propri sostenitori è vitale nel tenere sempre vivo il sentimento che ha animato la loro scelta. Anche essere su Instagram e dedicarsi a questo dimostra la voglia dell’organizzazione di curare la comunicazione verso il proprio pubblico.