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Se hai seguito le ultime notizie sul mondo della cooperazione internazionale, saprai già che gli Stati Uniti stanno smantellando buona parte dei programmi gestiti da USAID. Una scelta radicale che rischia di lasciare un vuoto enorme, proprio in un momento in cui solidarietà e cooperazione globale sono più necessarie che mai.
Perché questo ci riguarda da vicino, anche qui nel mondo del Terzo Settore italiano? Semplice: perché dimostra che oggi più che mai il futuro degli aiuti internazionali è incerto e necessita di una profonda riflessione.
L’articolo di Göran Holmqvist, “The Future of Aid in Times of Challenges”, fa chiarezza su alcuni punti cruciali. Innanzitutto, gli aiuti non sono semplicemente “carità” o beneficenza occasionale, ma strumenti fondamentali per affrontare problemi globali enormi come il cambiamento climatico e le disuguaglianze crescenti. Con il ritiro progressivo degli Stati Uniti, l’ordine mondiale basato sulla cooperazione rischia di cedere il passo a una logica di interessi nazionali egoistici, con conseguenze devastanti soprattutto per i Paesi più vulnerabili.
Pensiamo solo agli effetti del cambiamento climatico. Le previsioni indicano che entro il 2050, regioni come l’Africa occidentale potrebbero vedere il loro reddito pro capite diminuire del 20-30%. Un impatto devastante per territori già fragili, che potrebbe innescare crisi migratorie senza precedenti. È qui che entra in gioco l’importanza di una solidarietà internazionale reale e concreta.
Ma cosa è successo agli impegni presi finora? Holmqvist ci ricorda che gli accordi firmati negli ultimi decenni—dalla Convenzione sulla desertificazione al famoso accordo sul clima di Copenaghen—sono stati spesso accompagnati da promesse di finanziamenti rimasti poi sulla carta. Troppe parole, pochi fatti.
Serve quindi un cambio di rotta. Non possiamo più permetterci di guardare passivamente mentre si smontano pezzi fondamentali della cooperazione globale come USAID. È il momento di far sentire la nostra voce, di mobilitarci affinché il futuro degli aiuti internazionali sia all’altezza delle sfide che ci aspettano.
Occorre ripensare radicalmente la cooperazione internazionale, ampliando il ruolo delle organizzazioni non profit, coinvolgendo nuovi attori e insistendo perché i governi rispettino i loro impegni. È una battaglia culturale, oltre che politica, perché in gioco c’è un futuro sostenibile ed equo per tutti.
Per chi come noi vive e lavora nel non profit, questa è la vera sfida del nostro tempo: costruire nuove forme di solidarietà globale e non lasciare indietro nessuno, nemmeno quando grandi potenze decidono di fare un passo indietro. Non arrendiamoci alla logica dell’interesse nazionale: puntiamo sulla forza della cooperazione internazionale, sempre.