La differenza tra “fare una donazione” e “essere un donatore” può cambiare tutto nella tua raccolta fondi
In italiano diciamo “fare una donazione” oppure “essere un donatore” quasi come se fossero sinonimi. Ma in realtà, dietro queste due formule si nasconde una differenza profonda — psicologica, culturale e strategica — che chi si occupa di fundraising non dovrebbe mai ignorare.
Jeff Brooks, uno dei più ascoltati copywriter del fundraising anglosassone, lo spiega con grande chiarezza nel suo articolo che ha ispirato questa riflessione: non basta far sì che le persone donino; dobbiamo farle sentire parte di qualcosa. In altre parole: meglio un “sono un donatore” che un “ho donato”.
Donare è un gesto. Essere un donatore è un’identità
Quando parliamo ai nostri sostenitori con frasi come “fai una donazione ora” oppure “sostienici con un bonifico”, stiamo attivando un comportamento puntuale, spesso estemporaneo. Funziona? Certo. Ma è fragile. E rischia di non durare.
Se invece usiamo un linguaggio orientato all’identità — “diventa un donatore”, “entra nella nostra community”, “unisciti agli altri che credono come te che…” — stiamo costruendo un legame più profondo, più emotivo e più stabile. Le persone tendono a essere coerenti con l’identità che percepiscono di avere. E questo può fare la differenza tra un dono singolo e un sostegno ricorrente.
L’identità rafforza la relazione
Nel fundraising relazionale, la parola chiave è sempre la stessa: coinvolgimento. Le ricerche mostrano che chi si sente parte di una causa, di un gruppo o di un valore, non solo dona di più, ma rimane più a lungo, risponde meglio agli appelli futuri, è più propenso a lasciare un lascito testamentario e a diventare ambassador.
Un esempio italiano: il “socio” nelle associazioni
Anche in Italia abbiamo una parola che esprime molto bene questa dimensione identitaria: socio. Non a caso, molte organizzazioni non profit usano la formula “diventa socio” proprio per creare un senso di appartenenza. Ma attenzione: perché funzioni, questo messaggio deve essere coerente con l’esperienza che si offre.
Essere socio, donatore, sostenitore… non deve essere solo un’etichetta, ma un’identità costruita nel tempo, con cura, ascolto e comunicazione.
Come mettere in pratica tutto questo?
Ecco alcune idee concrete che puoi testare subito nella tua comunicazione:
- ✅ Cambia le CTA: da “Fai una donazione” a “Diventa un donatore oggi”
- ✅ Usa email post-donazione che rafforzano l’identità (“Grazie per far parte della nostra comunità”)
- ✅ Racconta storie che fanno sentire i lettori come protagonisti, non solo finanziatori
- ✅ Coinvolgi i donatori nelle decisioni, anche piccole (sondaggi, proposte)
- ✅ Inserisci badge, ringraziamenti pubblici o benefit che riconoscano lo status di “donatore”
Una donazione può arrivare anche da un click impulsivo. Ma un donatore vero si costruisce nel tempo, con parole giuste, relazioni autentiche e un’identità condivisa.
La differenza non è solo linguistica. È strategica. E nel lungo periodo, può fare tutta la differenza per la sostenibilità del tuo ente.