Gaza: i centri nutrizionali di Azione Contro la Fame sotto minaccia per sfollamenti e incursioni militari

La città di Gaza nel gennaio 2025 a seguito dell'annuncio della tregua. Immagine di Azione Contro la Fame

La situazione nella Striscia di Gaza continua a peggiorare. I 13 punti di Gestione Comunitaria della Malnutrizione Acuta gestiti da Azione Contro la Fame sono oggi sotto minaccia diretta a causa di ordini di sfollamento e delle incursioni militari in corso. In questi centri vengono curati centinaia di bambini sotto i cinque anni affetti da malnutrizione acuta e grave, oltre a donne in gravidanza e in allattamento.

La malnutrizione infantile a Gaza: un’emergenza crescente

Secondo l’ONG internazionale, le operazioni militari nel nord della Striscia rischiano di spingere con la forza quasi un milione di persone verso le aree centrali e meridionali di Gaza. Un trasferimento forzato di queste dimensioni, se attuato come attacco sistematico contro la popolazione civile, costituisce una grave violazione del diritto internazionale.

“Quello a cui stiamo assistendo a Gaza non è solo una crisi: è un collasso della sopravvivenza umana”, ha dichiarato Natalia Anguera, responsabile delle Operazioni per il Medio Oriente di Azione Contro la Fame. “Le famiglie hanno fame, sono esauste e in lutto. Alcune sono state costrette a spostarsi più di venti volte in meno di due anni. Nonostante gli sforzi delle nostre squadre, la situazione è ormai al collasso”.

Azione Contro la Fame: 13 centri nutrizionali a rischio chiusura

Il rischio è duplice: da un lato i civili, costretti a scegliere tra lo sfollamento permanente senza prospettive di ritorno e la permanenza in aree colpite da bombardamenti, malattie e carestia; dall’altro, la perdita di accesso a servizi vitali come distribuzione alimentare, reti idriche e cure nutrizionali.

Solo nei mesi di luglio e agosto i team nutrizionali di Azione Contro la Fame hanno trattato oltre 400 bambini malnutriti, il 20% dei quali in condizioni particolarmente gravi. Gli spazi per mamme e bambini sono diventati un punto di riferimento per centinaia di famiglie, ma ora rischiano di essere interrotti.

Crisi idrica e igienico-sanitaria: acqua ridotta del 70%

La crisi idrica rappresenta un ulteriore fattore critico: la disponibilità di acqua a Gaza è diminuita del 70% a causa della carenza di carburante e dei danni alle infrastrutture. Molte famiglie dipendono dai camion-cisterna per l’acqua potabile, una soluzione temporanea e sempre più a rischio di interruzione.

Senza il ripristino delle reti idriche e igienico-sanitarie, cresce la minaccia di epidemie e ulteriori decessi per fame e malattie.

Sfollamenti forzati e violazioni del diritto internazionale

Almeno l’86% della Striscia è già sotto ordini di evacuazione o in zone militarizzate. Il sovraffollamento e la distruzione delle infrastrutture rendono sempre più difficile l’accesso a cibo, rifugi e assistenza medica.

“Non ci sono tende né ripari. La gente costruisce rifugi con il nulla”, racconta un membro del team di Azione Contro la Fame sul campo.

Secondo il diritto internazionale, ogni evacuazione deve essere temporanea e i civili devono avere la possibilità di tornare alle proprie case al cessare delle ostilità, con garanzie di alloggio, igiene e sicurezza.

L’appello di Azione Contro la Fame alla comunità internazionale

Nonostante queste condizioni, l’organizzazione ribadisce il proprio impegno a restare a Gaza finché possibile per garantire sostegno vitale e ricorda che il trasferimento forzato rappresenta una violazione del diritto internazionale.

L’appello di Azione Contro la Fame è rivolto a tutte le parti in conflitto affinché rispettino il diritto umanitario e garantiscano un accesso sicuro al personale e agli aiuti umanitari.

Azione Contro la Fame è attiva da 46 anni in 57 paesi del mondo, con programmi di nutrizione, salute, acqua e resilienza che ogni anno raggiungono oltre 26 milioni di persone.

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