Oltre i confini della sopravvivenza
Ogni 2 secondi, nel mondo, una persona è costretta ad abbandonare la propria casa. Guerre che sembrano infinite, un clima ormai impazzito e la morsa della povertà alimentano un vortice di disperazione che inghiotte intere famiglie. A dircelo – con numeri e volti – è Azione Contro la Fame, che per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ha raccolto testimonianze in prima linea dall’Africa al Medio Oriente.
Il Kenya come “valvola di sfogo” della siccità somala
In Somalia la pioggia non cade più, e il deserto avanza. Migliaia di “rifugiati climatici” attraversano ogni anno la frontiera con il Kenya per ammassarsi a Dadaab, un mega-campo che oggi ospita oltre 350 000 persone. Chi arriva fugge da una carestia invisibile alle telecamere, ma si ritrova spesso senza acqua potabile o servizi sanitari adeguati – un paradosso che trasforma la speranza di salvezza in un limbo di attesa.
Il tragico domino del conflitto sudanese
Dopo lo scoppio della guerra in Sudan (aprile 2023), 8 milioni di sudanesi hanno lasciato le loro case.
• 620 000 sono finiti nel vicino Ciad, in villaggi come Adré, dove le famiglie locali non possono più nemmeno coltivare i campi perché la terra è diventata un enorme dormitorio all’aperto.
• Oltre 820 000 hanno proseguito verso il Sud Sudan, Paese già piegato da alluvioni record e guerriglia interna: qui sfollati e residenti competono per un pugno di riso al giorno.
• Chi riesce attraversa la R.D. Congo o la Repubblica Centrafricana, in una dolorosa “migrazione a cerchi concentrici” che sposta la fame ma non la cancella.
“Facciamo incubi tutte le notti, ma almeno qui qualcuno ci ascolta” – Salma, madre sudanese, oggi nel campo di Metché (Ciad)
Le sue parole danno voce all’89 % di rifugiati sudanesi che sono donne e bambini: vittime di violenze, trauma e malnutrizione incrociata, spesso costrette a scegliere tra restare affamate o affrontare stupri e soprusi lungo il percorso.
Libano: il Paese con più rifugiati pro capite al mondo
Nel piccolo Libano vivono 1,5 milioni di siriani in esilio. Dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad (dicembre 2024) e le violenze settarie del 2025, nuovi arrivi hanno saturato baracche di lamiera dove si dorme in dieci per stanza, senza privacy né acqua sicura.
“Mi mancano i fiori” – confida Leila, 56 anni, che ha visto uccidere il fratello prima di fuggire con quattro dei suoi sette figli. Una frase che inchioda alla realtà: dietro le statistiche ci sono sogni infranti che chiedono di rifiorire.
Il deserto di Azraq (Giordania): nati e cresciuti tra latrine
A 83 km da Amman, 41 000 siriani (il 61 % bambini) non hanno mai visto altro che sabbia e lamiere. Grazie ai progetti idrici di Azione Contro la Fame, il 60 % delle famiglie ha ora una latrina privata – un lusso che significa dignità, sicurezza per donne e ragazze, e minor rischio di malattie. Ma i fondi umanitari calano e il sistema, avverte l’operatore Husam Alyousef, “resta appeso a un filo d’acqua”.
Perché dovremmo interessarcene oggi
- Effetto boomerang – Instabilità e carestie stimolano nuove ondate migratorie che bussano alle porte dell’Europa.
- Bambini senza futuro – Generazioni crescono in campi dove la scuola è spesso un miraggio. Senza istruzione non c’è ricostruzione, né pace duratura.
- Crisi climatica globale – La siccità che devasta il Corno d’Africa è il campanello d’allarme di un Pianeta che brucia. Ignorare queste rotte significa ignorare il nostro stesso domani.
Cosa fa Azione Contro la Fame – e come possiamo aiutarli
- Nutrizione e salute: cliniche mobili, terapie alimentari e supporto psicosociale per madri traumatizzate.
- Acqua e igiene: pozzi, reti idriche e latrine che abbattono il rischio di colera.
- Resilienza: formazione agricola e sostegno economico per ridare autonomia alle famiglie.
Con 46 anni d’esperienza, l’organizzazione assiste 21 milioni di persone l’anno in 56 Paesi. Ma le necessità superano i fondi disponibili.
Il tuo gesto può rompere il ciclo
• Dona: anche 10 € garantiscono un kit igienico a una famiglia.
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Nessuno è al sicuro finché qualcuno è in fuga
Leila, Salma, Husam e milioni di altri non chiedono carità, ma la possibilità di ricominciare. Oggi, Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, abbiamo l’occasione di trasformare l’empatia in azione concreta. Ignorare la loro voce significa rinviare un problema che, presto o tardi, arriverà anche alle nostre porte.
Passione Non Profit crede in un mondo dove la solidarietà non abbia confini: unisciti a noi perché la fuga diventi, finalmente, arrivo.

