Fundraising: i 5 errori da non commettere

Una cattiva pubblicità è pur sempre pubblicità? Sbagliato!

Quando pianifichiamo i nostri sforzi di fundraising dobbiamo tenere a mente che se un sostenitore si allontana dalla nostra organizzazione, difficilmente tornerà indietro. Anzi, probabilmente sconsiglierà alla sua rete di avvicinarsi a noi. E, siccome il fundraising è la forza trainante di un ente non profit, non possiamo permettercelo.

Ecco alcuni errori da evitare quando per un fundraising manager.

Trascurare i donatori

Un donatore è prima di tutto un vostro sostenitore, indipendentemente da quanto donerà in futuro. Dovete cercare di coinvolgerlo anche quando la vostra campagna è stata portata a termine. Trascurarlo e non coltivare le relazioni con lui significa dimostrare di avere interesse solamente per suo portafogli e non per la persona.

Chi segue la vostra associazione, invece, vuole sentirsi parte del progetto. Coinvolgetelo, dunque, con un buon piano di storytelling. Mostrategli a cosa sono servite le sue donazioni, raccontate la storia delle persone che avete aiutato, dei progetti portati a termine e dei volontari che vi hanno preso parte.

Insomma, fategli capire che non è solo il target della vostra campagna, ma che ne è parte integrante e imprescindibile.

Essere insistenti con i nuovi sostenitori

Chi si avvicina alla vostra associazione, seguendo le vostre pagine social o iscrivendosi alla vostra newsletter, è come una pianta che è appena germogliata. Dategli attenzione, ma siate delicati. Non molestatelo con messaggi diretti nei quali chiedete immediatamente una donazione. Lo farete scappare.

Iniziate a coinvolgerlo con altri contenuti, magari dal blog della onlus.

Focalizzarsi sui soldi

Il compito del fundraiser non è solamente raccogliere risorse economiche, ma concentrarsi anche su quelle umane. Supponiamo ad esempio che un sostenitore non abbia la forza economica per supportare la vostra attività, ma ha il tempo darvi una mano: perché non cercare di coinvolgerlo come volontario?

È il caso dei Millenials, ad esempio: non sono ancora del tutto economicamente solidi, ma nel pieno della loro vivacità.

Anche il tempo libero delle persone, tuttavia è importante. E i volontari hanno diritto a dei benefits. Come fare per trasformare un sostenitore in volontario?

  • Falli sentire importanti assegnando loro titoli, formazione e responsabiltà.
  • Offri la possibilità di arricchire il loro curriculum.
  • Offri altri tipi di benefici, come la partecipazione gratuita a eventi sportivi o concerti.

Non fissare un importo

Quanto chiedere ai donatori? Non c’è una risposta definitiva a questa domanda. Tuttavia, lasciare completamente libera la voce della donazione potrebbe essere difettosa. È sempre meglio dare un suggerimento.

Il problema, a questo punto, è su quale range focalizzarsi. Se chiedete troppo, rischiate di far scappare i donatori. Se chiedete troppo poco, probabilmente, attirerete un maggior numero di donatori. Ma perderete le cifre più alte di chi, invece, avrebbe donato di più.

Che fare? Innanzi tutto differenziate le campagne. Pescate dal vostro database i donatori più generosi ai quali mandare richieste più alte. Offrite loro un valore aggiunto per la donazione, come contenuti premium o merchandising.

In seconda battuta, potete, ri-tarare le vostre campagne. Magari sondare il terreno con richieste più alte e vedere se funziona. Potete usare le vostre campagne natalizie per fare questo esperimento.

Ignorare gli obiettivi

Ogni campagna deve avere degli obiettivi tangibili: quanto raccogliere e dove destinare le donazioni. Calcolate queste cifre al netto delle spese investite per il fundraising. Perché le campagne hanno anche dei costi. Non fate l’errore di valutazione di non considerare questo fattore.

Trasparenza: una volta fissato l’obiettivo, dichiaratelo. Il donatore ha il diritto di sapere dove finiranno i suoi soldi e come verranno gestiti.

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