Dal Live Aid ad Ariana Grande: trent’anni di fundraising e musica

Love è il messaggio

4 giugno 2017. Love è il messaggio. Love sono le reaction al video su Facebook: oltre un milione e mezzo di cuoricini, 2,6 milioni di reazioni totali. Più quasi 800mila condivisioni e 400mila commenti. A questi vanno aggiunte le oltre 12 milioni di views su Vevo.

Sono i risultati social di One Love Manchester: concerto di Ariana Grande, e altri artisti internazionali, organizzato per raccogliere fondi da destinare alla British Red Cross, in seguito all’attentato terroristico di Manchester, per commemorare le 22 vittime e aiutare le famiglie.

Una macchina di fundraising perfetta

Dall’attentato del 22 maggio, alla data del concerto, sono passati poco più di dieci giorni. Eppure è bastato poco tempo per organizzare una campagna di fundraising che ha portato alla raccolta di quasi 3 milioni di dollari.

In che modo? Fonti ufficiali parlano di una partecipazione al live di circa 30mila persone, durante il quale è stato possibile donare in contanti, tramite i volontari

Al metodo face-to-face, la British Red Cross e la pop star statunitense, hanno affiancato diverse modalità di donazione, dagli sms, al merchandising. Fino ai metodi di digital fundraising come la landing page.

Network

Il funzionamento perfetto della campagna, però, è riconducibile alla rete tra i vari social media.

  • Spotify ha creato una playlist ad hoc.
  • Shazam ha associato la ricerca dei brani al sito onelovemanchester.com
  • Uber ha invitato a donare l’equivalente delle corso, attraverso l’hastag #onelovemanchester.

Contemporaneamente, Ariana Grande trasmetteva live, dalla sua pagina Facebook, il concerto, associando il video alla cal to action della donazione. Risultato? Oltre 450mila dollari. 1,7 dollari per ogni condivisione. Il vero valore aggiunto dell’iniziativa.

(Per approfondimenti su come è stato utilizzato facebook donazioni vi invitiamo a leggere questo post di Allegra Lo Giudice).

Nel 1985

Facciamo un salto temporale di trent’anni. Non è la prima volta, infatti, che pop star internazionali usano la loro musica per raccogliere fondi. Nel 1985, Lionel Richie e Michael Jackson, chiamarono a raccolta gli artisti più popolari per incidere We are the world.

Nello stesso anno Bob Geldof mise in piedi il Live Aid, concerto Live trasmesso in ogni angolo del mondo, con lo scopo di raccogliere fondi contro la carestia in Etiopia.

Eventi giganteschi, nei numeri e nella partecipazione, tanto da essere considerati gli archetipi del music fundraising. Nel 2010, infatti, We are the world fu replicata per la raccolta fondi in seguito al terremoto di Haiti. Mentre, qualcosa di simile avvenne con Domani di Jovanotti per il terremoto dell’Aquila del 2009.

I fratelli maggiori di One Love Manchester, probabilmente, il cui modello ci ha mostrato le enormi potenzialità del networking e del digital fundraising.

 

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