Crisi climatica e fame: in sei anni triplicati i casi di fame acuta legati a siccità e inondazioni

La fame nel mondo non è più solo una questione di povertà o conflitti. È sempre più una conseguenza diretta della crisi climatica. Nel 2024, oltre 96 milioni di persone in 18 Paesi hanno sofferto di insicurezza alimentare acuta a causa di siccità e inondazioni: un numero più che triplicato rispetto al 2018 e in aumento di 24 milioni rispetto al 2023.

A lanciare l’allarme è CESVI, alla vigilia della COP30 di Belém, richiamando i dati dell’Indice Globale della Fame 2025 (Global Hunger Index – GHI), curato per l’Italia dall’organizzazione. Il quadro delineato è drammatico: nel solo 2024 si sono registrati 393 disastri naturali, che hanno colpito 167 milioni di persone e causato perdite economiche per oltre 241 miliardi di dollari.

Secondo Stefano Piziali, direttore generale di CESVI, “gli eventi climatici estremi stanno amplificando in modo drammatico l’insicurezza alimentare, colpendo milioni di persone già vulnerabili. Servono politiche immediate di resilienza climatica, sistemi alimentari sostenibili e fondi adeguati per l’adattamento ai cambiamenti climatici”.

il legame tra clima e fame

Gli eventi climatici estremi sono oggi la seconda causa di malnutrizione nel mondo, subito dopo le guerre, e in molti contesti i due fattori si intrecciano. A Gaza, per esempio, la guerra ha devastato le risorse naturali: quasi tutte le colture risultano distrutte, il suolo è contaminato e l’acqua dolce è ormai scarsa.

Il 2024, l’anno più caldo mai registrato, ha visto un aumento record di ondate di calore, siccità e inondazioni che hanno compromesso interi sistemi agricoli. Le conseguenze si sono fatte sentire soprattutto in Africa e Asia, dove milioni di persone dipendono ancora dall’agricoltura di sussistenza.

il corno d’africa nella morsa della siccità

In Etiopia, Kenya e Somalia, la fame ha raggiunto livelli “gravi” o “allarmanti” secondo l’Indice Globale della Fame. Cinque stagioni consecutive di mancate piogge hanno portato il Corno d’Africa a vivere la peggior siccità degli ultimi quarant’anni. Nel 2024, quasi 50 milioni di persone nella regione hanno sofferto di insicurezza alimentare acuta.

In Somalia, il Paese con il livello di fame più alto al mondo, le famiglie colpite da siccità o stress da calore sono passate dal 4% nel 2021 al 45% nel 2023. CESVI è presente sul campo con interventi per la prevenzione della malnutrizione, accesso all’acqua potabile, progetti agricoli sostenibili e programmi di empowerment economico, soprattutto per le donne.

il pakistan e la spirale di alluvioni e calore estremo

Il Pakistan, anch’esso classificato a livello di fame “grave”, continua a essere devastato da eventi climatici estremi. Le alluvioni del 2025 hanno colpito oltre 6,9 milioni di persone e causato più di mille vittime, aggravando una situazione già critica.

Il 40% dei bambini sotto i cinque anni soffre oggi di malnutrizione cronica, mentre 2,2 milioni di persone sono affette da malnutrizione acuta grave. Temperature superiori ai 45°C e periodi di siccità prolungata compromettono la sicurezza alimentare e spingono milioni di famiglie nella povertà.

CESVI interviene con programmi di emergenza e sviluppo: distribuzione di foraggio, sementi e acqua potabile, riabilitazione delle infrastrutture idriche e sostegno economico alle famiglie colpite, promuovendo modelli agricoli resilienti e sostenibili.

l’urgenza di un impegno globale

Alla vigilia della COP30, CESVI chiede che la crisi climatica venga affrontata come una priorità assoluta dell’agenda internazionale. Senza interventi immediati, avverte l’organizzazione, la fame globale rischia di trasformarsi in una catastrofe irreversibile.

Come ricorda Piziali, “la fame non è un destino, ma il risultato di scelte politiche. Il clima sta erodendo le basi stesse della sicurezza alimentare: serve un’azione collettiva, rapida e concreta, per proteggere milioni di persone e garantire un futuro equo e sostenibile”.

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