Nuovo algoritmo di Facebook: come fare con la pagina della vostra organizzazione?

Facebook è morto! Viva Facebook!

La notizia ormai è nota e ve l’abbiamo data qualche giorno fa: Facebook ha modificato l’algoritmo. In estrema sintesi, come dichiarato dal suo stesso fondatore, verrà privilegiata la reach organica dei profili personali, penalizzando quella delle pagine. L’obiettivo? “Incoraggiare le interazioni sociali più significative, con amici e familiari”, almeno secondo Mark Zuckerberg.

Un cambiamento che per molti rappresenta un ritorno alle origini, mentre per altri è una risposta di Mark Zuckerberg e il suo team all’abbandono di diversi utenti, soprattutto nelle fasce più giovani. In realtà potremmo ricondurre questa scelta a due motivi principali.

  1. Perseguire l’obiettivo di trattenere l’utente il più possibile all’interno della piattaforma.
  2. Lo spazio destinato agli annunci a pagamento si sta saturando. Non è la prima volta che Facebook penalizza la reach organica dei contenuti delle pagine con il cambiamento degli algoritmi. Di conseguenza, negli anni, gli addetti al social media management, hanno puntato sempre di più sull’investimento in Adv, portando, di fatto a un notevole aumento del costo degli annunci.

Alla luce di questi cambiamenti, tuttavia, molti addetti del settore social media hanno iniziato a temere per il peggio. Soprattutto nel settore non profit, dove, spesso, le risorse da investire in campagne a pagamento possono essere limitate.

Vogliamo tranquillizzarvi e provare a darvi qualche consiglio su come continuare a utilizzare al meglio la pagina della vostra organizzazione.

Meno reach, più engagement

Il presupposto è: non lavorate di più, ma lavorate meglio.

La prima reazione, infatti, potrebbe essere quella di farsi prendere da una compulsiva produzione di contenuti. E non c’è nulla di più sbagliato.

Iniziate con l’analisi di ciò che avete postato nelle campagne passate e studiate attentamente il vostro pubblico. In questo modo potete capire cosa ha funzionato e cosa, invece, non ha prodotto i risultati sperati.

Non cadere l’errore di valutare quanto avete prodotto in termini numerici. Abbandonate l’idea della corsa alla viralità. Piuttosto soffermatevi sull’engagement di qualità. Quello, cioè, in target con il vostro mercato e che può portare conversioni.

Community management: ora si fa sul serio

È arrivato il momento di mettere al centro il vostro pubblico. Abbandonate l’idea del follower come fruitore passivo dei vostri contenuti e come risponditore automatico delle vostre call to action. Adesso dovete fare in modo che lui stesso sia creatore di contenuti.

Come fare? Iniziate a coinvolgerlo maggiormente, rivolgendovi direttamente a lui. E fate in modo che sia lui stesso a condividere sul suo profilo i contenuti che gli interessano e lo riguardano. Mai come ora la relazione diventa veramente imprescindibile: trasformate i follower in veri e propri volontari digitali.

Un esempio di questa strategia è la campagna #METTOILCAPPELLO della Fondazione Progetto Arca. Dopo aver invitato effettuato un piccola donazione di 2 euro, con SMS, gli stessi sostenitori della pagina registravano un breve video da condividere sul proprio profilo.

Lo strumento principale per fidelizzare i vostri sostenitori – e costruire una solida community – è il gruppo. Create uno o più gruppi tematici legati alla pagina e invogliate gli utenti a interagire, con voi e tra di loro.

I gruppi di Facebook possono sembrare limitati dal punto di vista numerico, rispetto alla pagina, ma danno grandi soddisfazioni in termini di targeting ed engagement.

In questo articolo, abbiamo provato a dare alcuni spunti per la creazione e la gestione dei gruppi.

E se si usassero profili personali?

È un argomento delicato e – a tratti – rischioso. Ha a che fare, infatti, con il mescolarsi della vita personale e professionale. Eppure, potrebbe rientrare in una buona strategia di comunicazione, se usato con alcune accortezze.

Innanzi tutto fate in modo che il profilo utilizzato per la vostra strategia social sia facilmente riconducibile all’Onp che rappresenta. Ad esempio, se il vostro profilo è direttamente riconducibile al vostro lavoro o se lo utilizzate solamente per questo motivo, allora siete sulla buona strada.

Ma attenzione, non è l’unico parametro. È importante che la vostra rete sia in linea con i valori dell’organizzazione. In altri termini in target. In alternativa, potete coinvolgere qualcuno dei vostri dirigenti più impegnati e conosciuti.

Certo, c’è il limite delle 5mila amicizie accettabili. Ma resta un limite facilmente accettabile dall’opzione segui, sui profili personali.

In qualunque caso, tuttavia, sono fondamentali le impostazioni della privacy e la gestione delle liste. Di volta in volta aggiornate le vostre liste di contatti e scegliete quali post saranno pubblici e quali a visibilità limitata.

Insomma, utilizzate questa strategia con molta cautela. Potrebbe essere una trappola.

Integrate Facebook con le altre piattaforme

Diamo per scontato che Facebook non sia l’unico canale online e che, invece, si inserisce all’interno di una strategia digital più ampia.

Tuttavia, quando si pensa alla condivisione di contenuti sulla piattaforma di Zuckerberg, ne immaginiamo di 2 macro tipologie:

  1. Contenuti nativi. Nati su Facebook e fruiti sulla stessa piattaforma: video, immagini, post e note.
  2. Contenuti esterni. Risorse create su altre piattaforme e diffuse su Facebook: articolo dal blog, pagine del sito, landing page.

E se provassimo a fare il contrario? Proviamo a immaginare la nostra pagina come piattaforma per creare contenuti che possono essere incorporati all’interno del blog o della newsletter periodica. L’importante è sempre stimolare la relazione con i vostri sostenitori. All’interno di un articolo del blog, ad esempio, integrate il video dalla vostra pagina e invitate a commentare direttamente da Facebook. Oppure, potete costruire la newsletter con i post migliori delle ultime due settimane, incorporando il codice e facilitando la condivisione.

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